Con il termine Depressione si indica comunemente una forte e repentina discesa del tono dell'umore
della persona.
In
senso clinico tale termine indica una sofferenza ben
più grave della tristezza che può essere sperimentata in ceri
periodi della vita; la Depressione è infatti caratterizzata da una
profonda afflizione, perdita di interesse in ciò che prima
dava soddisfazione, sintomi fisici e disturbi del pensiero.
Nella
Depressione l'abbattimento permea l'intera persona e la
flessione umorale perdura con significativi e continuativi
livelli di intensità e durata; essa inoltre viene
manifestata anche a livello corporeo con sintomi psicofisiologici
negativi.
La persona si sente come vuota e non più capace di gioire, ma
anche di arrabbiarsi e quindi di provare qualsiasi emozione
e sentimento (una sorta di "morte interiore"). La vita si
trasla allora verso il dolore ed una continua tristezza
che portano la persona all'incapacità di apprezzare
qualsivoglia cosa ("Anedonia"),
in particolare verso le cose che invece prima rendevano
felici.
La Depressione è ulteriormente
connotata da sensazione di forte infelicità e malessere
diffuso, continuo stato d'animo pessimista, senso di
intrappolamento in un tunnel senza via d'uscita.
Quindi nell'individuo depresso hanno la meglio e si
diffondono
abbattimento, sofferenza, disperazione, scoraggiamento ed
anche rallentamento psicomotorio ed espressivo (gesti e
mimiche facciali povere o assenti), calo delle prestazioni
cognitive (es. memoria, pensiero, percezione,
concentrazione), intontimento, chiusura in se stessi con
indifferenza verso il mondo e le persone esterne,
confusione, senso di inadeguatezza e di incapacità, idee
deliranti, allucinazioni e pensieri suicidari.
Generalmente
durante la Depressione l'appetito diminuisce o aumenta in modo
considerevole e di
conseguenza si assiste ad un
dimagrimento o ad un incremento di
peso, la stanchezza aumenta, i movimenti, come
accennato, si rallentano o si
fanno più agitati, i gesti e le mimiche facciali si
impoveriscono ed
il sonno si fa instabile aumentando o
diminuendo eccessivamente.
La
persona smarrisce inoltre la capacità di pensare, di
concentrarsi e di prendere decisioni e rimane molto tempo a
rimuginare sui propri errori e su cose negative in realtà
sopravvalutate ed idealizzate.
Tale
continuo rimuginare porta ad ulteriori sintomi psico-fisici
negativi, a sensi di colpa, ad idee circa il suicidio e può
trasformarsi in veri e propri
deliri di pensiero.
Secondo l'Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) la Depressione è purtroppo una
delle malattie più diffuse ed invalidanti al mondo e spesso
viene riconosciuta e/o curata dopo molto tempo, rendendo la
sua intensità ancora più grave. Altre volte ancora viene
sottovalutata, in particolare se colpisce in giovane età, e
a riprova di questo vi sono le sempre più numerose morti per
suicidio tra gli adolescenti.
La
Depressione è doppiamente
più comune nel sesso femminile sia in età adolescenziale che
adulta rispetto al sesso maschile, mentre il
tasso di malattia sembra non essere in relazione con l'etnia,
l'educazione, il reddito o lo stato coniugale della persona.
La
Depressione può avere un esordio lento o acuto ed essere
scatenata da un qualcosa di fortemente traumatico, ma anche
sopraggiungere senza fattori concomitanti (Depressione
endogena) ed assumere forme
minori della durata di alcuni mesi o forme croniche con
umore depresso per anni.
Inoltre
l'umore depresso può distinguere certe
dinamiche psicofisiche successive ad eventi, come ad esempio
l'alternarsi delle stagioni (Depressione stagionale) o
l'arrivo di un bambino (Depressione post-partum).
La
Depressione
può esordire ad ogni età, con un'età media di esordio
intorno ai 25 anni;
inoltre essa spesso segue un grave e stressante evento per
l'individuo, come ad esempio la morte di una persona cara o un
altro evento fortemente traumatico (in questi casi di parla
di "Depressione reattiva").
Dunque in certi casi
l'abbassamento dell'umore può avvenire
in seguito ad eventi molto negativi, che innescano
caratteristiche psicologiche e personologiche (ad esempio di
ipersensibilità emotiva).
In tal
modo
alla base della Depressione sembra esserci una personale
costituzione neuropsicologica della persona, la quale può
riversarsi patologicamente all'esterno da sola o sulla base
di dinamiche di vita traumatiche.
Un calo
dell'umore passeggero e di entità modesta può essere
normale, ma si tratta invece di un vero e proprio disturbo
psicopatologico, quando esso stesso perdura per settimane,
mesi e/o anni e si concretizza in sintomi depressivi
intensi, molto frequenti e tali da compromettere la normale
vita della persona nelle sue diverse dimensioni (personale,
sociale, lavorativa, relazionale, etc.).
Come
accennato i sintomi psicofisici della Depressione sono
molteplici e raggruppabili in:
perdita di qualsiasi interesse e rapporto interpersonale, dinamiche emotive
inadeguate e/o eccessive, scarsa o assente
autostima, forte rallentamento e/o blocco psicocognitivo e
fisiologico (es. blocco dei pensieri,
sguardo
fisso e attività mimica, gestuale e verbale lente).
Altri
sintomi ancora sono: affaticabilità, intorpidimento psicofisico, forte aumento o
diminuzione di fame (es. inappetenza o iperfagia) e peso,
problemi di sonno (es. insonnia o ipersonnia),
sintomi psicosomatici
(es. sensazioni dolorose),
disturbi sessuali (es. calo della
libido).
Infine nei
casi più gravi possono comparire
sintomi psicotici quali
allucinazioni e/o deliri
(ad es. deliri di colpa, di rovina personale, di avere
malattie, di perdere tutti gli averi, di esser perseguiti,
di esser presi di mira o osservati, etc.), fino
all'ulteriore fuoriuscita di pericolose ideazioni di suicidio,
che possono purtroppo avere risvolti di attuazione
tragicamente letali.
Le
complicazioni della Depressione possono essere la comparsa
di ulteriori patologie mentali quali
Disturbi dell'Alimentazione
(es. Anoressia,
Bulimia)
o
Disturbi d'Ansia (es.
Disturbo di panico,
Disturbo ossessivo-compulsivo),
l'abuso e/o la
dipendenza da alcol o da
altre
sostanze psicoattive e
infine, come detto, tentativi suicidari o cronicizzazione del disturbo
stesso.
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