La claustrofobia è l'estrema, eccessiva e disabilitante paura
dello stare, anche per poco, in spazi chiusi ed angusti come
ascensori, piccole stanze, grotte, gallerie, sale di cinema,
cabine telefoniche, scomparti del treno, etc.
L'intenso
timore della persona è dovuto alla paura che da tali luoghi
non si possa più uscire e/o non vi sia aria sufficiente, e
che ciò possa addirittura portare alla morte.
Per
quanto descritto l'individuo inizia ad avere sintomi di panico
con sensazione di soffocamento ed oppressione o di
imprigionamento, iniziando da subito a mettere in atto
qualsiasi comportamento per uscire dal luogo.
Questa
paura degli spazi chiusi finisce per danneggiare le aree
sociali, familiari, lavorative ed affettive della persona
creando insormontabili e patologici problemi nella vita di
tutti i giorni.
Ad
esempio utilizzare l'ascensore di casa e dell'ufficio,
attraversare un tunnel in auto, fare una risonanza magnetica
(esame che prevede lo stare fermi in un tubo stretto e chiuso
per diverso tempo), andare a vedere un film con le persona
cara, prendere la metropolitana, fare una telefonata urgente
da una cabina, e così via.
Nel
claustrofobico oltre ai sintomi psico-fisici di paura vi è un
atteggiamento di continuo
evitamento
dello stimolo fobico, anche con la ricerca di spiegazioni e
giustificazioni solo però apparentemente logiche.
Occorre
sottolineare la sostanziale differenza che intercorre tra la Claustrofobia
e l'Agorafobia (situazione
psicopatologica spesso riscontrata in chi è afflitto da
Attacchi
di Panico).
L'Agorafobia non è solo la paura degli spazi
chiusi, come la Claustrofobia, ma anche di situazioni
all'aperto dalle quali non è facile e veloce allontanarsi e
trovare una via di fuga.
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