L'evitamento è una strategia
difensiva che permette alla persona di non entrare in contatto con
ciò che le induce ansia.
Scappare,
fuggire, evitare sono tutti comportamenti di emergenza e per questo
psico-fisiologici ed utili alla persona.
I
problemi nascono quando tali comportamenti diventano una tendenza e
poi successivamente una abitudine compulsiva, ovvero ripetere l'evitamento quasi
automaticamente per sfuggire a tutte le condizioni e situazioni nelle
quali l'ansia e la
paura
sono elevate.
Va
sottolineato che l'evitamento riduce momentaneamente i sintomi
psico-fisici derivanti dall'ansia e dalla paura, ma successivamente
innesca un pericoloso circolo vizioso nel quale ogni evitamento
predispone l'evitamento successivo rinforzando le emozioni negative.
Questo
vortice aumenta il pessimismo dell'individuo circa i propri mezzi in
grado di contrastare l'ansia e la paura ed incrementa la sua
reazione psico-emotiva, colpendo anche le componenti sociali,
affettive, lavorative e così via.
Di
evitamento in evitamento si può addirittura finire per chiudersi in
casa e a non vedere quasi nessuno.
Tutto
questo porta calo dell'autostima, ansia, frustrazione e
depressione.
L'evitamento
può diventare un limite della propria libertà e questo dipende da
ciò che la persona evita.
In altre parole se l'evitamento coinvolge
situazioni poco frequenti può lasciare la vita abbastanza normale,
ma se esso riguarda azioni molto presenti e spesso indispensabili,
come ad esempio il guidare l'automobile, le dinamiche
socio-familiari, le relazioni socio-affettive ed il benessere
psico-fisico possono essere fortemente colpiti in negativo.
La
condotta di evitamento può avvenire in conseguenza di diversi
disturbi psicologici come ad esempio nel
Disturbo
di panico, nell'Agorafobia, negli
Attacchi
di Panico, nel
Disturbo
Ossessivo-Compulsivo, nella
Fobia
Specifica, nella
Fobia Sociale,
nel
Disturbo
Post-traumatico da Stress o nel
Disturbo
Acuto da Stress.
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